TFR: meglio mantenerlo in Azienda o scegliere un Fondo Pensione?
Chi ben inizia è a metà dell’opera: il vecchio adagio è più che mai valido per i richiedenti dei fondi pensionistici privati che, come è noto ormai a tutti, cresce con il passare del tempo attraverso l’investimento di capitale da parte di lavoratori dipendenti o autonomi. Ma il vecchio fondo TFR che fine fa?
Prima di optare per i fondi pensionistici privati, ossia formule speciali a capitalizzazione crescente, è indispensabile avere ben presente la normativa di riferimento ed essere preparati ad affrontare dei rischi. Non è, infatti, assolutamente detto che i fondi pensionistici privati siano esenti da rischi, che siano analoghi al vecchio e ormai noto fondo TFR e che conoscerli non possa agevolare la fase decisionale.
Rischi e vantaggi dei fondi pensionistici privati versus il trattamento di fine rapporto del fondo pensione
Investire i propri risparmi in una pensione integrativa, sotto forma di PIP (Piano Individuale Pensionistico), comporta vantaggi e rischi per i richiedenti. Dimenticate il vecchio fondo TFR e le tutele date da esso: se volete prendere in considerazione questa alternativa, dovete essere pronti ad adattarvi a un sistema di previdenza diverso.
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Vediamo in che senso:
I rischi
Il capitale investito dal lavoratore è, inutile negarlo, sempre a rischio in quanto il valore dei titoli di investimento può variare in un qualsiasi momento. Non escludiamo anche l’ipotesi che i guadagni possano essere inferiori alla perdita. Cosa che con il fondo TFR non accade: il TFR in azienda, al contrario, vi garantisce al termine del rapporto di lavoro una somma calcolabile certa e sulla base degli anni maturati all’interno di un determinato contesto lavorativo.
Inoltre, oltre a un tasso di rendimento, i fondi pensionistici privati sono soggetti a costi. Nel momento in cui si firma il contratto, è fondamentale leggere bene le voci relative ai costi e chiedere informazioni esaustive circa qualsiasi punto poco chiaro. Solitamente i costi dei fondi pensione privati sono quelli di entrata/uscita, quelli relativi alla gestione e al frazionamento. Pertanto aprire un fondo pensionistico ha senso per i lavoratori con entrate stabili perché, una volta investito, il denaro non potrà essere erogato con tanta facilità e soprattutto senza spese supplementari.
Per prassi, infatti, l’erogazione è l’ultima fase a cui il fondo pensione aderisce: i risparmi, che nel corso del tempo si sono capitalizzati, possono essere erogati con tassazione al richiedente secondo modalità differenti. Tendenzialmente l’aliquota da pagari è pari al 15% ma possono esserci degli sgravi pari allo 0,3% per ogni anno di attivazione del fondo e solo a partire dal quindicesimo anno e mai inferiori al 9%.
Infine i fondi pensionistici privati non sono a capitale garantito e sono esenti da assicurazione. Il che significa che se il mercato reagisce male nel corso del tempo, il fondo pensione può fallire e il patrimonio vanificarsi.
I vincoli per il ritiro del capitale sono molto rigidi e non prevedono, in tanti casi, l’erogazione del patrimonio completo. Salvo caso di morte, malattia invalidante o disoccupazione per più di 48 mesi, è possibile richiedere l’erogazione del 100% del capitale. In altri casi tale erogazione corrisponderà al 50% di quanto versato e investito sul fondo o sarà del tutto impossibile.
Come si noterà vi è un abisso tra i fondi pensionistici complementari e il fondo TFR tradizionale: meno stabilità e più costi sono da mettere in preventivo. Ma allora perché in molti si stanno muovendo in questa direzione? La risposta è quasi ovvia: il fondo TFR non è più sicuro e, dopo anni di duro lavoro, non è detto che si potrà riscuotere una somma tale da garantire al lavoratore un buon tenore di vita. Pertanto portarsi avanti senza nascondere soldi sotto il materasso, pare l’unica soluzione intelligente.
Ad ogni modo, nonostante ci siano molti aspetti da valutare e tanti dubbi che probabilmente ti faranno propendere per il classico TFR in azienda, non bisogna non considerare i lati positivi della faccenda.
I vantaggi
Oltre ai rischi, vi sono anche vantaggi per chi voglia affidarsi a fondi pensionistici privati. I vantaggi possono essere di natura fiscale: nella dichiarazione dei redditi è possibile detrarre fino a 5.164€ dei redditi dichiarati. Inoltre non sarai obbligato al versamento del TFR o ad avere un lavoro dipendente per scegliere il PIP.
Infine la tassazione sulla liquidazione, come visto prima, sarà pari al 15% e destinata a diminuire dopo 15 anni.